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Coltivare il tartufo

Coltivare il Tartufo
Suscita sempre molta curiosità il fatto di poter coltivare piante da tartufo.
Ricordiamo che i tartufi sono funghi sotterranei che vivono in simbiosi con alcune piante. Ogni tipo di tartufo predilige un certo tipo di pianta ed un certo tipo di terreno.
Ecco gli elementi essenziali per l’avvio di una tartufaia

tartufaia-nerobio-alto

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– ANALISI TERRENO
Vari sono i fattori da considerare prima di scegliere un terreno per la coltivazione di un tartufo.
Vanno valutate molto attentamente la composizione del terreno, l’esposizione e l’altitudine del terreno, i fattori macro-micro climatici, la distribuzione delle precipitazioni nell’arco dei dodici mesi, ed infine le temperature nelle diverse stagioni.
Dopo queste valutazioni occorre stabilire se il terreno è idoneo alla coltivazione di una o più specie di tartufo, mediante il prelievo di campioni di suolo da sottoporre ad analisi chimico-fisica. Le analisi del terreno sono elemento imprescindibile per scegliere la giusta combinazione pianta-tartufo: non bisogna dimenticare, infatti, che ogni tartufo vive in simbiosi con particolari tipi di pianta e che non tutte le specie hanno le stesse esigenze in fatto di clima, terreno, habitat, disponibilità idrica.

– SPECIE DA COLTIVARE
Non tutte le specie di tartufo commercializzate in Italia sono adatte alla coltivazione. Vi sono, infatti, specie come il Tartufo Nero Pregiato o il Tartufo Estivo che possono essere coltivate con successo. Mentre il discorso risulta più complicato per quanto riguarda il Tartufo Bianco. Ad oggi la percentuale di successo per la coltivazione di quest’ultimo è pressoché nulla.

– PIANTE MICORIZZATE
Il tartufo è un fungo simbionte, che vive cioè in simbiosi con l'albero ospite. Per creare una tartufaia è quindi indispensabile utilizzare delle piante micorizzate, le cui radici, cioè, siano già state colonizzate dalle spore dei tartufi che si desidera impiantare. Questa delicata procedura viene effettuata in vivai specializzati.
Fra le piante che si possono utilizzare con successo in tartuficoltura vi sono la Roverella, il Cerro, la Farnia, il Leccio, il Nocciolo, il Carpino nero, il Carpino bianco, il Tiglio, il Pino domestico, il Pino d’Aleppo, il Faggio, il Cisto rosso, il Salice ed il Pioppo.

– PAZIENZA
L’avvio di una tartufaia è una scommessa sul futuro che richiede pazienza e dedizione. Non è possibile avere la certezza che fungo e pianta mantengano nel tempo quel rapporto simbiotico necessario alla produzione del tartufo e, in ogni caso, saranno necessari dai 6 ai 10 anni prima di poter raccogliere i primi “frutti”.

– MANTENIMENTO
Diverse sono le teorie sul metodo di mantenimento di una tartufaia. Alcuni lasciano semplicemente che le piante crescano e diano vita ad un piccolo bosco. Altri, come noi, lavorano ogni anno il terreno attorno alle piante e mantengono le piante come bonsai grazie alla potatura.
La potatura delle piante micorizzate è necessaria per regolare il livello di ombreggiamento del suolo e per stimolare l’emissione di nuovi germogli e di nuove radichette.
I periodi dell’anno in cui effettuare questo genere di lavorazione dipendono naturalmente dalla specie di tartufo coltivata.

– IRRIGAZIONE
L’irrigazione può essere effettuata manualmente o attraverso un impianto di irrigazione realizzato ad hoc. Una volta che l’impianto tartufigeno inizierà a produrre tartufi, l’irrigazione aiuterà a mantenere una buona produzione durante gli anni.

CURIOSITÀ: un indizio sul fatto che le piante siano entrate in produzione è dato dalla “bruciata” o “pianello”, un’area sotto la chioma priva di vegetazione erbacea.

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